Possiamo fidarci ancora della fotografia?
Ciao, sono Manuel.
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Altrimenti, cominciamo.
Cosa vogliamo dalla fotografia?
"La fotocamera migliore è quella che hai sempre con te" sicuramente avrai già sentito o letto da qualche parte questo detto. Negli anni ha fatto discutere molto i fotografi e gli appassionati. Ora che la fotografia pensata come capacità di scattare una foto tramite un dispositivo è alla portata di tutti ma veramente tutti, e di fatto abbiamo con noi sempre un dispositivo in grado di farlo, possiamo dire che abbiamo raggiunto l'apice di questa affermazione. Tranne che in situazioni particolari ognuno di noi ha uno smartphone in tasca in grado di scattare foto di una discreta qualità, a volte anche di una qualità alta.
È innegabile che la fotografia da smartphone abbia modificato radicalmente sia l'accesso che l'idea e l'uso che facciamo della fotografia. La qualità e la resa negli ultimi anni è cambiata molto raggiungendo livelli impensabili fino a qualche anno fa e questo grazie alla fotografia computazionale, che permette di superare i pesanti limiti hardware e di spazio che affliggono il mondo degli smartphone. Pipeline sempre più grandi e algoritmi sempre più sofisticati resi possibili da processori sempre più performanti ci restituiscono scatti bellissimi anche in condizioni di illuminazione fra le più ostiche.
Tutto questo ci sta portando verso una nuova concezione di fotografia. O meglio ci ha già portati e forse non ce ne siamo ancora accorti.
Tante informazioni, tante evoluzioni, ma per fare un po' di ordine mentale forse dobbiamo partire da una semplice domanda: cosa vogliamo dalla fotografia?
Semplice, no? Vogliamo la migliore fotografia possibile. Che domanda ovvia. Ma è proprio qui il nocciolo della questione, come si arriva alla migliore fotografia possibile? Per arrivarci a cosa siamo disposti a rinunciare?
Ne ho parlato in questo articolo pubblicato su FOTO Cult
Una cosa che aspettavo da tempo (parte 2)
A dicembre dell’anno scorso avevo parlato con molto entusiasmo di Chrome e del supporto al profilo colore Display P3 anche per gli elementi definiti a codice. Questa caratteristica che aspettavamo da tempo (se non da anni) era presente nelle versioni beta, ma ora finalmente è stata resa pubblica e disponibile a tutti. Questo ovviamente si ripercuote su tutti i browser basati su Chromium come Brave (che consiglio al posto di Chrome), Opera, Microsoft Edge.
Bene, è arrivato quel giorno in cui possiamo dire che il Display P3 è supportato pienamente anche a livello di codice da “tutti” i browser! Lascio le virgolette perché Firefox come ben sappiamo fa le cose male per quanto concerne il colore, lo ha sempre fatto e a quanto pare ci tiene a farlo anche nel 2023.
Se vuoi fare un test 👉 codepen.io
Lasciando il mondo Chromium ci sono novità interessanti anche per WebKit relative alla versione 16.4 di Safari.
Per tutte le informazioni a riguardo 👉 webkit.org
Curiosità sul colore
LICENZE PER TINGERE TESSUTI
Nelle culture preindustriali le sostanze usate per tingere i tessuti erano molto diverse fra loro. Ad esempio quella rossa di origine animale era totalmente differente da quella blu di origine vegetale.
Ogni tinta aveva processi di estrazione e applicazione specifici, questo implicava competenze diverse e quindi professionalità diverse. Per regolamentare il mercato in Europa c'erano leggi precise che governavano le attività artigianali.
Chi aveva una licenza per tingere tessuti di colore blu non poteva tingerli di rosso, era illegale!
Al giorno d’oggi pensiamo ai colori con una certa uguaglianza. Rosso, blu, verde, sono colori diversi ma con un valore culturale ed economico pressoché uguale. Non è sempre stato così, questa uguaglianza è arrivata in tempi recenti. Una volta il valore economico, la percezione culturale, la disponibilità delle varie sostanze coloranti e le loro lavorazioni erano diverse a tal punto da diversificare anche le professioni. Chi lavorava con il colore rosso faceva un lavoro diverso da chi lavorava con il colore blu.
Link interessanti
pCloud - Cloud storage più sicuro d'Europa. La parte interessante è la presenza di piani A VITA oltre che ai classici annuali 👉 pcloud.com
Future of Pro Display Tech Q&A - Dr. Chris Bai - Conversation with the Color Expert Part II 👉 YouTube
Una cosa personale
Nel momento in cui sto scrivendo questo articolo, Substack ha introdotto una nuova funzione chiamata Note. Senza tanti giri di parole è Twitter ma “fatto bene”.
Perché la trovo una figata.
Partiamo dal fatto che ultimamente sto tagliando molto la mia esposizione verso le notizie in generale, troppe cose, troppo caos. Sono per il poco e fatto bene, o se preferisci per il less is more. In generale meno social, ho sfoltito molti account che seguivo, ho smesso di leggere notizie tramite app generiche dove trovavo una notizia interessante fra mille ecc. Sto tornato ad avere una lista di poche fonti affidabili e serie, sono tornato ai vecchi e cari RSS che alla fine funzionano divinamente, è il mio giornale quotidiano super filtrato e di qualità (gestito tramite Reeder 5).
Ho iniziato qui su Substack su consiglio del mio socio Alessandro che seguiva degli autori interessanti. Devo dire che dopo tanto sono riuscito a trovare il mio posto, uno strumento fatto bene, senza tanti fronzoli, diretto e che mi da spazio per scrivere e approfondire gli argomenti. Qui in Italia non è diffuso e utilizzato come nel mondo anglosassone (strano vero?) ma ultimamente ho iniziato a seguire svariate persone che trattano temi per me interessanti in modo serio e approfondito. Che poi personalmente è quello che cerco. È un bel posto!
Quasi tutta la mia lista di iscritti legge questi articoli direttamente dalla mail o ci arriva principalmente da LinkedIn, ma se posso darti un consiglio creati un account Substack (è gratuito ovviamente) puoi utilizzarlo per gestire meglio le tue iscrizioni, trovare autori interessanti, commentare gli articoli, utilizzare la app che sinceramente è fatta benissimo.
Tornando alla novità, da oggi puoi scrivere e interagire con la community anche tramite le note che come ti dicevo prima sono molto simili a tweet solo fatti bene visto che non ci sono limiti stringenti di caratteri, si possono formattare, ecc. C’era veramente bisogno di un altro Twitter? Beh sinceramente a pensarci bene si c’era bisogno di un posto meno rumoroso, più serio e incentrato sui contenuti. Un posto più diretto dove scambiarsi opinioni senza incorrere in post inutili e futili. Se sei qui l’hai fatto con condizione di causa, volutamente perché non cerchi il post da due righe ma ti interessa il contenuto. La mia speranza è che questa novità porti a discussioni propositive e costruttive fra persone interessate veramente a certi argomenti e non a far rumore inutilmente.
Spero che questo rimanga un bel posto!
E quindi?
L’obiettivo di questa newsletter è trattare temi che rappresentano il futuro (ma anche il presente) dell’industria della content creation digitale.
Il giorno in cui qualcuno mi dirà di smetterla, lo farò. Promesso.
Il mio nome è Manuel Babolin e con altri due matti ho fondato PixelFactory, nel cui blog approfondisco alcune cose. Ho un progetto sulla gestione colore nei device digitali che si chiama Wide Gamut.