Com'è veramente acquisire con iPad Pro e Capture One
Ciao, sono Manuel, esperto di gestione colore, postproduzione fotografica e ottimizzazione delle immagini in ambito digital.
Se è la prima volta che leggi questa newsletter e vuoi iscriverti, puoi farlo qui
Altrimenti, cominciamo.
⚠️ DISCLAIMER: questo articolo è interamente dedicato alla mia esperienza di Digital Tech su iPad. Ci sono molti aspetti che ho voluto approfondire, condensare il tutto in poche righe non avrebbe avuto senso. Per questo non ho voluto inserire altri importati temi che ho deciso di spostare nel prossimo articolo e che pubblicherò a breve. Se non siete interessati potete fermarvi qui.
💻 Digital Tech da strada (parte 2)
Sono passate tre settimane dal mio ritorno da Barcellona, tre settimane fin troppo intense che non mi hanno permesso di avere la tranquillità per sdraiarmi sul divano in pieno relax e scrivere un nuovo articolo. Ma oggi è quel giorno e quindi ecco le mie considerazioni su com’è fare il Digital “da strada” con le premesse che ho scritto nell’articolo precedente.
I PRO
L’iPad Pro, nello specifico il modello da 12,9 pollici con processore M2 e 512 GB di memoria, è stato veramente un dispositivo incredibilmente performate. Chi lavora con hardware Apple sa benissimo il salto epocale che c’è stato con l’architettura SoC serie M, e avere in mano un M2 su cui far girare Capture One era una garanzia su carta che posso confermare dopo 4 giorni di stress test sul campo. L’acquisizione dei file RAW compressi a 61 MP della Sony A7r IV è stata veloce e stabile, come anche il riconoscimento della macchina in tethering nel momento della connessione del cavo USB-C, istantaneo per certi versi migliore di quello che si ha normalmente su macOS. Il Display Liquid Retina XDR con tecnologia mini-LED fa la differenza specialmente quando mi sono trovato a controllare le immagini in tempo zero sotto la luce diretta del sole sulla spiaggia della Barceloneta. Avere solo un iPad a tracolla che ti permette di avere entrambe le mani libere all’occorrenza fra uno spostamento e l’altro è stato incredibilmente liberatorio (il cavo tethering l’ho fissato con una fascetta di velcro sempre alla tracolla). Questo tipo di setup mi ha permesso di fare questo lavoro in queste condizioni, cosa che sarebbe stata impossibile con il classico setup. Con impossibile non intendo meno comodo, intendo letteralmente impossibile. Fare spostamenti veloci, trovarsi a fare acquisizioni in mezzo alla sabbia, nel lungo mare, per strada, il tutto nel giro di pochi minuti non è fattibile con un MacBook, senza tenere conto degli eventuali danni che si possono fare a un dispositivo di questo tipo. Sabbia e tastiere meccaniche non sono proprio un connubio ottimale, ci siamo capiti. iPad Pro con Capture One sono in grado di fare cose che fino ad un anno fa erano impensabili, e aprono un nuovo capitolo nel libro di ogni Digital Tech su set outdoor.
I CONTRO
Dopo la premessa appena fatta ovvero che con iPad Pro e Capture One si possono fare cose che non si potevano fare prima, ci sono diverse cose da sistemare da entrambe le parti. Partiamo da Capture One. Prima giornata di scatto, connetto il cavo tethering (TetherPro 4,6m) e non vedo la camera connessa. Chiedo di spegnere e riaccendere la macchina. Niente. Stacco e riattacco il cavo, niente. Chiudo e riapro Capture One, niente. Ripeto questi passaggi mentre sale la frustrazione e l’agitazione classica di quei momenti. Sei la figura che deve rendere tutto più sicuro e fluido e invece stai bloccando tutto il set e non c’è il tempo per farlo. Bisogna sfruttare l’attimo, stacco il cavo nuovamente e dico “Vai Andre, scatta su SD” non c’è altro da fare. Fra me e me penso: siamo all’inizio del primo giorno, ne abbiamo 4, iniziamo bene! In quegli attimi come un riflesso incondizionato riavvio l’iPad e il cervello ragiona su binari paralleli: il problema è lato macchina o lato iPad? Dopo il riavvio molto rapido di iPadOS connetto nuovamente il cavo e tutto funziona alla grande. Da quel momento non ci sono stati altri intoppi. La connessione è sempre stata veloce e stabile. Prendiamolo come caso isolato, una fatalità. Sicuramente mi ha fatto tenere il livello di guardia alto per tutti i giorni seguenti.
Questo caso ha fatto si che alcuni scatti fatti in quei due minuti fossero salvati solo su SD e non acquisiti su iPad, e questo ha scatenato una serie di problematiche. Capture One su macOS ha la funzione “ReTether” appositamente studiata per casi come questo, alla successiva connessione del cavo importa automaticamente gli scatti mancanti. Su iPad questo non succede. Ho dovuto importare gli scatti tramite SD la sera a shooting terminato. Ed ecco un altro problema, quando si importano le immagini da SD non è possibile rinominare i file, quindi mi sono trovato ad avere all’interno del catalogo scatti con nomi diversi. Per visualizzarli in ordine corretto ho dovuto ordinare la lista per data e non più per nome. Cosa che ha scombinato l’ordine in modo assurdo, ordine che è tornato corretto dopo aver chiuso e riaperto Capture One. Bug a quanto pare. Bene ma non benissimo.
Inoltre anche da tethering non è possibile inserire l’acquisizione con un nome personalizzato come succede sulla controparte desktop. Anche qui, limite molto fastidioso specialmente se si pensa che è una cosa puramente gestibile da software. Altro limite è il fatto di essere obbligati a passare per un catalogo e non poter creare una sessione. Questo si è veramente fastidioso perché non permette di aver un workflow lineare e obbliga a esportare tutti gli scatti come EIP, il che va bene ma fa perdere la struttura della sessione e innesca un altro problema legato alla memoria. Considerando che non è possibile creare un catalogo su SSD esterni (e quindi obbliga ad avere iPad con un bel po’ di memoria libera) se si selezionano 1000 RAW per esportarli in EIP da lavorare poi su Mac, nella memoria di iPad ci deve essere lo spazio sia per i 1000 file RAW sia per i 1000 EIP che occupano spazio temporaneo finché non vendono trasferiti in una memoria esterna. Salvataggio che tra l’altro viene fatto senza alcuna indicazione dell’avanzamento e del tempo rimanente. Quando la sera mi sono trovato ad esportare più di 1000 EIP e ho selezionato l’SSD esterno come destinazione non sono riuscito a capire se l’app si fosse piantata o se stava effettivamente facendo qualcosa. Dopo qualche minuto ho controllato tramite l’app “File” di sistema e ho notato che il peso della cartella nell’SSD aumentava e quindi ho dedotto che Capture One stava effettivamente trasferendo i file. Piccola mancanza software che crea un grosso disagio nell’utilizzo.
Qui arriviamo all’ultimo punto, quello più grave secondo me e che mi ha fatto uscire di matto per riuscire ad arrivare a una risposta definitiva. Prima di partire infatti avevo fatto alcuni test di velocità riguardo al trasferimento dati sul nuovo SanDisk 2TB Extreme 1050 MB/s, test molto soddisfacenti, peccato che solo dopo ho deciso di criptare la memoria conscio del fatto che, come su macOS, si perde qualche punto percentuale di velocità a fronte della sicurezza che per quanto mi riguarda è in cima alla lista delle priorità.
Tornando a Barcellona e all’esportazione degli EIP su SSD mi sono trovato ad aspettare un’infinità di tempo. Mi aspettavo un’operazione da qualche minuto e invece ho sfiorato l’ora. Pazzesco! Cosa stava succedendo? Ovviamente questo pensiero mi continuava a rimbalzare in testa senza risposta. Non vedevo l’ora di tornare per avere il tempo necessario per approfondire. Non era di certo il caso di fare prove con dati preziosi anche se erano già presenti su tre posti diversi (SD + iPad + SSD). Ma non potevo rischiare, se la memoria dell’iPad non mi fosse bastata dovevo eliminare qualche giorno di shooting e dovevo avere almeno i dati in due memorie separate.
Arrivato a casa con Max ci siamo messi a fare tutte le prove del caso, risultato: con una SSD in APFS tutto andava come un razzo, con APFS criptato la morte. Mi metto a cercare prima nelle specifiche di iPad poi in lungo e in largo su internet. Nulla riguardo a questo problema. Giusto qualche altro utente disperso su reddit che si lamenta di un problema simile ma nulla di più e nessuna risposta oggettiva. Provo a chiamare l’assistenza Apple per chiedere delucidazioni anche se dentro di me so che molto probabilmente sono uno dei pochi o l’unica persona a trovarmi in questa situazione. La mia domanda alla fine era semplice: è un bug o è un limite di iPad? Taglio corto sull’ora passata al telefono. Apple come si sa ha un’ottima assistenza, nulla da dire, ma quando si tratta di problemi molto tecnici è un caos. L’iter con cui partono è tediante e a dire il vero ha toccato corde che a una certa mi hanno fatto sbottare con “Lei mi sta facendo perdere tempo!” dopo aver sentito domande del tipo: “dobbiamo verificare se ci sono VPN attive su iPad” “Potrebbe essere un problema di connessione” “Può trasferire i dati anche tramite AirDrop”, quando avevo esposto il semplice problema di lentezza di trasferimento dati da iPad locale a SSD esterni criptati. Soluzione? Fissare un appuntamento in Apple Store, fare 50 km di andata e 50 di ritorno per parlare con il tecnico al Genius Bar un sabato pomeriggio che avrei potuto dedicare a un giro fuori porta vista la fantastica giornata. Dopo essermi seduto al tavolo e aver spiegato in meno di un minuto il problema il tecnico, molto gentile e competente, mi ha dato la risposta precisa e concisa che cercavo. L’iPad Pro non ha l’hardware interno dedicato alla cifratura dei dati su dispositivi esterni. Per dare la possibilità di leggere e scrivere ugualmente su questo tipo di memorie la cifratura viene fatta fare al processore che ovviamente non è ottimizzato e ha altri task attivi. Il risultato è che tutto funziona ma con una lentezza pari a una USB 2. I mio ultimo test di copia fra iPad e SSD di 33 GB (circa 530 file RAW) era di 5:52 min contro i 40 secondi impiegati dal mio MacBook Pro per fare la stessa cosa con la medesima memoria esterna.
macOS è ottimizzato per questo genere di operazioni, il “Finder” per dirla con parole brutali lavora a basso livello e controlla un hardware dedicato alla cifratura dei dati che non va a influire nelle operazioni del sistema operativo. Su iPad oltre a non esserci questa parte hardware la gestione dei file è fatta da un’app di sistema, l’app “File” che però di fatto è un’app come un’altra, ad alto livello con tutti i limiti del caso. Su questo macOS e iPadOS sono su due pianeti diversi. Tornando alla risposta del tecnico “iPadOS offre la possibilità di scrivere e leggere dati su memorie APFS criptate ma è pensato per scambiare dati sensibili che di solito sono documenti con un peso ridotto, non centinaia e centinaia di GB in poco tempo come è richiesto dal tuo lavoro, un caso veramente di nicchia e isolato. Se hai bisogno di questo, l’iPad Pro non è il dispositivo adatto a te. Se l’hai acquistato appositamente ti consiglio di fare un reso.” Una risposta onesta e competente che avrei voluto sentirmi dire al telefono senza perdere mezza giornata di tempo, anche se la mia speranza era quella che fosse riconducibile a un bug e non a un limite fisico del dispositivo. Non me lo aspettavo sinceramente, specialmente da Apple che punta tutto sulla sicurezza, che cripta di default le memorie di tutti i dispositivi, tanto meno su un modello “Pro” e che su questo lato tanto Pro non è. Che poi voglio dire tutto questo casino si sarebbe potuto evitare semplicemente scrivendo nelle specifiche tecniche del dispositivo due parole del tipo “la velocità di trasferimento dei dati su memorie criptate è limitata”, ci vuole tanto? Apple?!?
Arriviamo al dunque, vale la pena un iPad per un Digital? La risposta che mi sento di dare è SI! Assolutamente perché ti permette di fare cose che in esterna non si potevano fare prima. Ci sono svariate cose che vanno riviste su Capture One: gestione dei file, l’aggiunta di funzioni come il ReTether, lo zoom automatico sugli occhi (funzione che adoro su desktop), la possibilità di fare delle sessioni e non essere legati a un catalogo, la possibilità di crearle direttamente su una memoria esterna SSD e cosa fondamentale di poter importare file EIP. È assurdo poter esportare gli scatti in EIP su SSD e non poterli né leggerli né importarli, una via chiusa e pure a senso unico.
Lato iPad sicuramente la possibilità di avere un supporto nativo per le memorie criptate e magari una durata maggiore della batteria che, anche se buona, non copre una giornata intera sotto il sole se la luminosità del display è a palla. Su questo sono curioso di vedere i nuovi iPad Pro che dovrebbero essere presentati a breve (marzo forse?) con i nuovi pannelli OLED, dovrebbero essere ancora più luminosi e meno assetati di energia. Ah dimenticavo, l’interfaccia di Capture One. Secondo me poco usabile, per ogni funzione bisogna saltare da una una parte all’altra del display. È pensata per avere tutte e due le mani sul monitor, e nel mio caso non era così. Con una mano tenevo l’iPad grazie alla custodia con l’apposita fascetta sul retro e con l’altra controllavo le cose. Ecco in queste situazioni è davvero limitante. Non parliamo dell’interfaccia di Capture One su iPhone, è terribile. Sull’aspetto UI e UX di strada ce n’è ancora tanta da fare e non capisco dove stia il problema. Un team ristretto come quello di Darkroom è riuscito a fare un lavoro egregio.
Capture One Mobile è arrivato da poco, vengono aggiunte nuove funzioni ad ogni release, speriamo che lo sviluppo continui spedito e che maturi in fretta, ne abbiamo bisogno! La piattaforma iPad Pro per la comodità che offre in certe situazioni prenderà piede velocemente.
Digital Spectrum è una newsletter gratuita che scrivo dal 2022 dove tratto temi che rappresentano il presente e il futuro dell’industria della content creation digitale.
Sono un esperto di gestione colore, postproduzione fotografica e ottimizzazione delle immagini in ambito digital. Sono socio fondatore di PixelFactory, uno dei principali studi di postproduzione fotografica in Italia. Mi occupo di postproduzione fotografica e affianco come Digital Tech i fotografi sul set.
Formo e affianco agenzie di comunicazione, web agency, studi di produzione e professionisti sulla corretta gestione del colore e l’implementazione di flussi di lavoro sicuri ed efficienti per la gestione delle immagini.
Se vuoi contattarmi per una consulenza, per organizzare corsi di formazione nella tua azienda o per un preventivo di postproduzione o assistenza sul set utilizza questo form di contatto.
Per tutte le informazioni manuelbabolin.com