Per valutare il colore, la sorgente luminosa conta tanto quanto il display
Stai confrontando i colori a monitor... ma sei sicuro della luce intorno a te?
A volte capita di dover fare un confronto fra il colore di un prodotto reale e quello rappresentato a monitor, sembra un’operazione molto semplice ma non lo è affatto. Ci sono due grandi incognite: le specifiche e la calibrazione del monitor e la fonte luminosa che illumina il soggetto. In questo articolo ci soffermeremo solo su quest’ultima.
Se vuoi approfondire la calibrazione del monitor ho scritto un capitolo intero dedicato a questo tema nel libro Digital Spectrum 👉 qui tutte le info
La fonte luminosa fa tutta la differenza del mondo, può far percepire i colori in molteplici modi in base alla sua “temperatura” e alla sua “qualità” o, se vogliamo usare un termine appropriato, alla sua resa cromatica.
Negli anni ho visto persone fare le cose più disparate per cercare di illuminare al meglio i prodotti per valutare e confrontare il colore a monitor. Come uscire dall’ufficio, girare attorno all’edificio cercando il muro illuminato dal sole per appoggiare l’oggetto da valutare, oppure illuminarlo con il flash del proprio smartphone. Quello che sento più spesso comunque rimane il concetto di esporre il prodotto alla luce del sole perché è quella “naturale, di qualità”. In un certo senso questa idea ha una base corretta, la luce solare ha un’ottima distribuzione delle onde elettromagnetiche nello spettro visibile dall’occhio umano (d’altronde il nostro sistema visivo si è evoluto proprio sulla base della luce solare). Quello che non si considera è che la temperatura colore della luce solare varia moltissimo nell’arco della giornata e varia anche in base al meteo: se il cielo è sereno o se il cielo è coperto la luce che percepiamo è molto diversa.

Su questo tema si potrebbe andare avanti all’infinito: se la temperatura del sole cambia di continuo, allora che senso ha preoccuparsi del colore? Come il nostro sistema visivo compensa questa variazione? Come faccio sapere sotto quale luce sta guardando il prodotto il cliente? Chi userà il prodotto in che condizione di luce lo farà? La percezione visiva è un tema bellissimo, ma anche molto complesso.
Tutto bello Manuel ma io sono seduto alla scrivania, ho un prodotto in mano, e devo capire di che colore è, che faccio? Tralasciando tutte le variabili e le varie complessità in gioco in questo contesto, il concetto di base che vi voglio far portare a casa oggi è questo: se vogliamo avere un riscontro accurato dobbiamo utilizzare una fonte luminosa che abbia una buona resa cromatica e che sia costante nel tempo. Solo così possiamo valutare un colore di un oggetto reale sempre nello stesso modo, che sia mattina, pomeriggio, notte, sereno, nuvolo, oggi, domani, dopodomani, ecc.
Il fattore di rischio principale è che ai giorni nostri la luce che abbiamo a disposizione sulla nostra scrivania o che illumina il nostro ufficio/studio è con molta probabilità una luce a LED. Le lampadine a LED hanno un’ottima efficienza energetica rispetto a alle lampadine ad incandescenza, ma quanto a resa cromatica mediamente sono scarse.
In un processo di controllo colore professionale ci si affida a delle cabine luminose a luce standardizzata che danno la possibilità di illuminare l’oggetto che si inserisce all’interno con una luce ad altissima resa cromatica e a diverse temperature colore. Il loro costo è molto variabile in base ai modelli e alla grandezza, ma generalmente si parte da circa 2000 € in su.

Se non abbiamo la possibilità di acquistare una di queste cabine di illuminazione, non ci resta che piangere. Scherzi a parte, se non abbiamo esigenze particolari, le strade sostanzialmente sono due: verificare con uno spettrometro la resa cromatica della luce presente nella nostra stanza e valutare se è adeguata, oppure acquistare una luce “da scrivania” adatta a questo scopo.
Prodotti di illuminazione economici pensati per questo sul mercato ce ne sono davvero pochi. L’unico prodotto che ho notato nell’ultimo anno e che mi ha incuriosito è GrafiLite di Calibrite: lampada da scrivania economica (meno di 150€ su Amazon) che promette di avere una buona resa cromatica. Ma sarà veramente così? Il dubbio mi è sempre rimasto finché non ho deciso di testarla.
Se vuoi approfondire il tema della resa cromatica della luce, capire le differenze delle varie letture come CRI, TM-30, TLCI ti consiglio di leggere questo articolo che ho scritto nel blog di PixelFactory 👉 La resa cromatica della luce.
Lampada GrafiLite
Questa lampada oltre alla banale regolazione dell’intensità luminosa permette di scegliere fra tre impostazioni di temperatura di colore: 5.000 K, 4.000 K e 2.700 K. I LED utilizzati sono a 5000 K e 2700 K, la luce a 4000 K viene ottenuta dal mix dei due. Fra le specifiche viene indicato un valore di CRI maggiore di 95.
Il CRI (indice di resa cromatica) è un parametro indicativo della “qualità” di una fonte luminosa perché, come ho approfondito nell’articolo riportato sopra, è una media di pochi colori. Per questo ho voluto analizzare questa luce con i valori TM-30.
Passiamo ora ai test, ho utilizzato uno spettrometro Sekonic C800, ho effettuato le letture per ogni temperatura e colore in una stanza buia in modo da non avere contaminazioni di luci ambientali. Ho misurato la distruzione dello spettro luminoso, il CRI, il TM-30, la temperatura colore e il suo scostamento di tinta rispetto al valore di riferimento dato da Calibrite.
GrafiLite 2700 K




Impostata a 2700K la luce emessa ha una temperatura di 2702K (perfetta), un CRI di 97,3 un Rf=96 e un Rg=100. Non presenta scostamenti verde-magenta.
GrafiLite 4000 K




Impostata a 4000K la luce emessa ha una temperatura di 3735K (più calda rispetto a quanto dichiarato), un CRI di 95,8 un Rf=93 e un Rg=100. Non presenta scostamenti verde-magenta.
GrafiLite 5000 K




Impostata a 5000K la luce emessa ha una temperatura di 4713K (più calda rispetto a quanto dichiarato), un CRI di 95,6 un Rf=92 e un Rg=98. Presenta un leggero scostamento verso il verde.
Conclusioni
Se all’inizio ero un po’ scettico sulla bontà di questo prodotto, test alla mano posso dire che invece non è male. Non la si può considerare una luce di riferimento professionale, ma per il costo che ha, decisamente accessibile, è un accessorio che può far comodo avere sopra alla scrivania. Dà il meglio di sé a 2700K, più si sale di kelvin più tende ad avere qualche scostamento rispetto ai parametri dichiarati. Comunque sia, anche a 5000K lo spettro di luce emessa è “bello pieno” se lo confrontiamo con una luce a LED di “buona qualità” venduta anch’essa con un CRI >95 ma che presenta nello spettro l’impronta classica di un LED.

Calibrite presenta questa luce per un utilizzo di soft proofing, la valutazione di stampe a monitor, e per la verifica dell’accuratezza della corrispondenza cromatica di prodotti o tessuti sotto una luce diurna da 5.000 K. In queste applicazioni GrafiLite fa quello che promette, peccato soltanto non avere a disposizione una temperatura colore D65 (6504 K) lo standard di riferimento per la calibrazione dei monitor (in ambito web/digital) e per la valutazione accurata dei colori dei prodotti.
Detto questo, il concetto davvero fondamentale che voglio lasciarvi è questo: quando confrontate il colore di un prodotto reale con quello visualizzato a monitor, non basta che il monitor sia correttamente calibrato. La luce sotto cui osservate l’oggetto è una variabile cruciale, troppo spesso trascurata. Ignorarla significa fare valutazioni prive di reale attendibilità.
Ehi, prima di salutarci...
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