Immagini senza profili colore incorporati, un futuro non così lontano?
L’impatto dei cICP sulla coerenza cromatica delle immagini nelle piattaforme digitali
È arrivato il momento di fare il punto della situazione sull’adozione dei cICP. Per chi ha letto il mio libro, ha fatto dei corsi con me o segue Digital Spectrum da un po’ sa di cosa sto parlando, questo sarà un importante aggiornamento su questo argomento.
Per chi non ha la minima idea di cosa siano i cICP consiglio di recuperare questo articolo 👉 Verso un futuro senza profili colore incorporati
Cosa c’è di nuovo
La terza edizione del formato PNG aggiornata al 24 giugno aggiunge i cICP (Coding Independent Code Points ) per l'identificazione dello spazio colore oltre ad altre novità descritte in modo dettagliato sul sito W3C.
In questo interessante momento di evoluzione delle immagini sia in termini di formati immagine che di diffusione dell’HDR, anche il supporto ai cICP sta silenziosamente andando avanti. E questa credetemi è una gran notizia!
Per noi comuni mortali, incorporare i profili colore alle immagini è un’azione che non costa nulla e ci dà la possibilità di esportare in modo sicuro le nostre immagini e di sfruttare colori wide gamut nel web sapendo che ormai, salvo rari casi, dispositivi e browser interpretano correttamente i colori. Alcune piattaforme però non trattano così bene le immagini e la causa, o la scusa, è quella di risparmiare sul peso dei file fino all’ultimo byte. Capisco che, per noi, avere qualche kilobyte in più sul nostro sito sia del tutto irrilevante sia in termini di peso sul server che di velocità di caricamento della pagina, tuttavia per servizi come Instagram dove vengono caricate più di 100 milioni di immagini al giorno gli ordini di grandezza sono diversi. Anche se, secondo me, il problema rimane comunque molto limitato. Facendo due conti a grandi linee se Instagram mantenesse tutte le immagini con un profilo colore Display P3 incorporato si parla di circa 50 GB in più al giorno e 18 TB all’anno. Non mi sembra esagerato per colossi di queste entità. Ad ogni modo comprendo il “fastidio” di buttare via spazio per un’informazione ridondante e che può benissimo essere standardizzata, i chunk cICP risolvono esattamente questo limite.
Il problema principale, a mio avviso, non riguarda solo i social, ma anche piattaforme che dovrebbero prestare molta più attenzione alla gestione del colore. Un esempio sono le piattaforme e-commerce come Shopify, che ancora oggi converte tutte le immagini caricate in un profilo sRGB compresso per risparmiare spazio, vanificando però il lavoro di chi desidera garantire una coerenza cromatica dei prodotti caricati che sia all’altezza dei dispositivi moderni.
I cICP non sostituiranno i profili ICC, sia chiaro. Tramite i cICP si possono solo “etichettare” le immagini con profili colori conosciuti e standardizzati, ad esempio non sono contemplati metodi colore come CMYK o Lab, o spazi colore come Adobe RGB e ProPhoto RGB non sono stati inseriti fra quelli supportati, potrebbero essere inseriti in futuro ma per come stanno le cose in ambito digital e web ne dubito vista la diffusione di Display P3 e Rec 2020.
Con il supporto come siamo messi?
Sulla carta è tutto bellissimo ma se poi non c’è un’adozione su larga scala è inutile, per questo sto tenendo sotto controllo la diffusione del supporto per i cICP. Dopo questo ultimo aggiornamento sul formato PNG pubblicato da Chris Lilley ho fatto alcuni test e posso dirvi che sono stato sorpreso nello scoprire che un’immagine PNG senza profilo colore incorporato ma con l’aggiunta dei soli chunk cICP è stata correttamente visualizzata dai browser più utilizzati come Safari, quelli basati su Chromium e Firefox. Ma non è finita qui, anche i sistemi operativi della mela: macOS, iOS e iPadOS riconoscono correttamente questi dati e applicano correttamente il profilo colore indicato.
Per quanto riguarda i software mi aspettavo già un esito positivo con Affinity Photo visto che con gli ultimi aggiornamenti è in grado di esportare PNG HDR dove inserisce i dati cICP, funzione introdotta appositamente per esportare grafiche HDR da utilizzare nel montaggio di video HDR. Non mi aspettavo invece la compatibilità con Adobe Photoshop, incredibile ma funziona!
Per quanto riguarda il supporto in lettura dei cICP siamo già a buon punto, almeno per quanto riguarda il formato PNG, non si può dire altrettanto del supporto dei software in scrittura ovvero per l’esportazione delle immagini. Sì è vero che Affinity Photo per i PNG HDR scrive questi dati ma non c’è un supporto completo, una spunta che dia la possibilità all’utente di decidere se aggiungerli. L’unico modo per ora è passare per uno script da terminale che va ad aggiungere i dati cICP ad un’immagine PNG già esportata. Questo mi ha dato la possibilità di fare i test con il formato PNG, anche i nuovi formati immagine come AVIF e JPEG-XL supportano questo standard ma non è possibile per ora integrarli in modo agevole per fare delle prove preliminari simili.
Ora serve che il supporto venga esteso ai software di elaborazione delle immagini come Photoshop, Capture One, Affinity (in modo completo) ecc. Spero che questa fase arrivi presto visto che i browser e l’ecosistema Apple sono già pronti, cosa che sinceramente mi aspettavo ma non già oggi. Non ho ancora avuto modo di verificare il supporto da parte di Windows ma lo farò appena ne avrò la possibilità.
Un futuro con immagini per il web senza profilo colore incorporato potrebbe essere più vicino del previsto e potrebbe cambiare per sempre questa resistenza da parte dei tanti servizi che ancora oggi, dietro alla scusa del peso dei file, frenano la diffusione delle immagini con un gamut ampio di colori. Parlare, diffondere queste conoscenze e fare pressione nelle community dei vari software per un’adozione di queste specifiche diventa importante.
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