A settembre compirò 20 anni, mi piacerebbe fosse la mia età biologica ma in realtà è la mia età professionale. Ebbene si, sono quasi vent’anni che lavoro con le immagini, e il mio percorso è partito dalla fine del processo, dalla stampa, per poi risalire fino alla consulenza nella fase di scatto e illuminazione. Con il senno di poi è stata una figata, percorrere al contrario un processo lungo e costellato da mille variabili complicatissime è stata una fortuna perché mi ha permesso di sciogliere tutti i nodi con cognizione di causa.
Oltre alla miriade di nozioni tecniche ho attraversato anche tutti i gruppi di persone che fanno parte di questo processo, a me piace chiamarle bolle perché rendono più l’idea della realtà delle interazioni umane che caratterizzano questo settore. C’è la bolla degli stampatori tipografici con cui puoi parlare di quale foglio mettere fra cilindro e caucciù per recuperare un’ammaccatura o passare ore a parlare se sia meglio una Heidelberg o una Komori, la bolla dei prestampatori quelli che a detta degli stampatori fanno la bella vita da ufficio a fare click click, con cui puoi parlare di quale curva di compensazione utilizzare nel CTP o di come Prinergy abbia fatto saltare una trasparenza, la bolla dei grafici e impaginatori con cui sfogarsi di quanto stia peggiorando InDesign, la bolla dei fotografi con cui “eh ma la pasta della Canon…”, la bolla dei programmatori, dei web designer, degli studi, fino ad arrivare a quella delle agenzie che devono risolvere i problemi dei clienti acquisiti da un commerciale che ha promesso l’impossibile.
La sensazione che ho risalendo i molteplici canali del processo per arrivare al fiume è quella di un annacquamento delle competenze specifiche che culmina con chi gestisce le comunicazioni con il cliente, punto e snodo fondamentale di tutto. Chi è in questa posizione ha una grossissima responsabilità: far contento il cliente che paga (siamo qui per questo, altrimenti si chiama beneficenza) e mettere nelle condizioni di fare il proprio lavoro in modo agevole ed efficiente a tutte le figure coinvolte nel progetto. Io credo che chi ricopre questo ruolo (etichettato in vari modi in base all’entità della struttura ma solitamente il “Project Manager”) eserciti una delle mansioni più difficili da fare perché richiede la conoscenza di moltissime sfaccettature tecniche di tutti gli attori coinvolti nel processo. Proprio per questo ritengo che sia una figura che deve assolutamente essere pagata in modo adeguato viste le competenze e la responsabilità che ricopre (o che dovrebbe ricoprire).
Più passano gli anni più le mie connessioni professionali aumentano sia di numero sia di entità economica e più noto come questa figura chiave nelle agenzie sia ricoperta da persone senza il livello minimo di alfabetizzazione professionale generando a cascata un danno sia di immagine per loro stessi che economico per tutti i professionisti coinvolti nei progetti.
Questa settimana per l’ennesima volta in studio ci siamo trovati davanti al solito pattern:
Agenzia chiede la postproduzione di immagini ecommerce, servono in fretta e con un costo contenuto (“il budget è risicato” ma va?).
Chiediamo il tipo di output richiesto, postprodurre 500 immagini 2000x2000 px non è come lavorare 500 immagini 8000x8000 px. Cambiano i tempi e il costo.
La risposta arriva sicura: le immagini servono esclusivamente per popolare le schede prodotto dell’ecommerce.
Perfetto, il costo quindi può essere più contenuto. Chiediamo ulteriore conferma spiegando che una volta che studiamo e impostiamo il workflow di lavoro l’output non potrà più essere cambiato. Lo indichiamo anche nel preventivo.
Il tutto viene confermato, le immagini vengono postprodotte, consegnate e approvate. L’ecommerce va online. Cliente contento, agenzia contenta, noi anche.
Passa qualche settimana, arriva una mail “il cliente ci chiede le immagini in alta”
È palese che qualcosa non funziona in questo processo, specialmente se ritrovo questo pattern ripetersi con maggior frequenza con le agenzie più grosse e strutturate (mi piacerebbe mettere in correlazione questi eventi con i milioni di fatturato delle aziende con cui capita).
La soluzione a grossi problemi a volte ricade su attività estremamente semplici e definitive. Basterebbe informarsi online gratuitamente o fare mezza giornata di formazione (sto pensando seriamente di fare un mini corso dedicato a queste dinamiche per project manager, account e commerciali delle agenzie creative).
La mia continua esposizione a queste dinamiche e alla difficoltà di connessione fra le varie “bolle” mi porta sempre a chiedermi in quale bolla sono caduto senza accorgermene, se effettivamente sto guardando il contesto con oggettività. Allora mi sono detto ridendo tra me e me, adesso lo chiedo a ChatGPT!
Perché i clienti richiedono foto in alta definizione dopo aver pattuito una consegna con una dimensione specifica?
La richiesta di foto in alta definizione da parte dei clienti, anche dopo aver concordato una consegna a dimensione specifica, può derivare da diverse ragioni:
Cambiamenti di Progetto: Le esigenze dei clienti possono evolvere nel tempo. Potrebbero aver inizialmente richiesto foto per un progetto specifico, ma successivamente desiderano utilizzarle in modo diverso o ampliare il loro utilizzo.
Ignoranza Tecnica: Alcuni clienti potrebbero non comprendere completamente le implicazioni della risoluzione delle immagini. Potrebbero aver concordato dimensioni specifiche senza rendersi conto che ciò influisce sulla qualità dell’immagine.
Mancanza di Consapevolezza: I clienti potrebbero non essere a conoscenza delle differenze tra risoluzione web e risoluzione di stampa. Potrebbero richiedere foto in alta risoluzione solo quando ne riconoscono l’importanza.
L’avevo chiesto per ridere, alla fine mi sono ritrovato in un bagno freddo di consapevolezza che voglio condividere con chi ricopre questo ruolo. Possiamo migliorare insieme, voi (project manager) aumentate la vostra credibilità nei confronti dei clienti, noi (postproduttori) lavoriamo meglio, entrambi risparmiamo tempo e soldi.
In tutti i progetti che richiedono una fase di postproduzione la domanda fondamentale a cui serve una risposta fin da subito è: qual è la dimensione di output in pixel richiesta per questo progetto? Può essere a piena dimensione (quella di scatto) oppure ridimensionata a tot px. È un’informazione che serve SUBITO perché è una variabile che sposta i tempi di consegna e il budget da investire. Nel caso di utilizzo solo web (ad esempio ecommerce) nella maggior parte delle volte è richiesta una dimensione ridotta, in questo frangente è fondamentale passare al cliente l’informazione che se le immagini verranno lavorate e ottimizzate in un formato ridotto non si potrà richiederle a una dimensione maggiore in un secondo momento.
Se il cliente è “tecnicamente ignorante” (non lo dico io, lo dice ChatGPT) di fronte a questa delucidazione chiederà la post a piena risoluzione invocando la terribile espressione “non si sa mai”. Ecco, impegniamoci tutti ad essere chiari fin da subito, il “non si sa mai” ha un costo maggiore e dei tempi più lunghi. Non è un raggiro commerciale, ha dei riscontri pratici. Per chi postproduce significa sviluppare, pulire, lavorare su molti più dettagli, aumentare i tempi di gestione, salvataggio dei file, aumentare lo spazio di archiviazione e backup dell’intero progetto, oltre che a studiare un flusso di lavoro a step non distruttivi per poter in un secondo momento tornare a una dimensione maggiore.
Il budget è risicato per tutti, inutile girarci attorno. Perfetto, se vogliamo ottimizzare i flussi e limare dove possibile servono informazioni certe. Se vai in pasticceria a chiedere un vassoio da 20 pastine, ma poi ci ripensi e dici “meglio se facciamo 30 perché non so in quanti siamo, non si sa mai” ne paghi 30!
Serve professionalità da parte di tutti. L’ignoranza ha un costo.
Digital Spectrum è una newsletter gratuita che scrivo dal 2022 dove tratto temi che rappresentano il presente e il futuro dell’industria della content creation digitale.
Sono un esperto di gestione colore, postproduzione fotografica e ottimizzazione delle immagini in ambito digital. Sono socio fondatore di PixelFactory, uno dei principali studi di postproduzione fotografica in Italia. Mi occupo di postproduzione fotografica e affianco come Digital Tech i fotografi sul set.
Formo e affianco agenzie di comunicazione, web agency, studi di produzione e professionisti sulla corretta gestione del colore e l’implementazione di flussi di lavoro sicuri ed efficienti per la gestione delle immagini. È attivo il corso sulla gestione colore nel digital per agenzie creative.
Se vuoi contattarmi per una consulenza, per organizzare corsi di formazione nella tua azienda o per un preventivo di postproduzione o assistenza sul set utilizza questo form di contatto.
Per tutte le informazioni manuelbabolin.com
La metafora della pasticceria è interessante perché chiara ed evidente a tutti. Mi viene spontaneo aggiungere che, utilizzando lo stesso paragone, quando un committente si appresta ad allocare un budget dovrebbe chiedersi se preferisce una confezione di merendine prelevata dallo scaffale di un supermercato, una fetta di torta al bancone gastronomia dello stesso supermercato, oppure se desidera un prodotto di pasticceria artigianale, che necessariamente avrà un prezzo superiore, non solo per questioni pratiche e di filiera dei costi. Optando per la pasticceria artigianale, deve essere infatti consapevole del fatto che dovrà pagare anche la professionalità dell'artigiano, la sua esperienza, e il servizio di "consulenza" (Signora, queste alla frutta le ho appena sfornate e la frutta è fresca di questa mattina, le consiglio di provarle). Spostandosi dalla metafora dolciaria a quella tessile, il sartoriale si paga, fosse anche solo per accorciare le maniche o aggiustare un orlo assecondando il proprio desiderio.