Benvenuto Global Shutter
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📷 Sony α9 III, la prima full-frame con global shutter
In questi giorni non si parla d’altro, la presentazione della nuova Sony α9 III ha letteralmente scosso il mondo della fotografia. Il motivo è presto detto: se le mirrorless hanno messo una pietra miliare nella storia delle fotocamere eliminando lo specchio meccanico, questo nuovo modello poggia un’altra pietra miliare eliminando l’otturatore meccanico e sostituendolo con il global shutter.
Si parla di sensori global shutter da diversi anni, non è una tecnologia arrivata come un fulmine a ciel sereno, ma erano comunque sensori piccoli, con diversi limiti qualitativi e utilizzati in contesti industriali come quello dell’acquisizione di immagini nel settore dell’automazione e della robotica. L’α9 III invece è la prova che questa tecnologia è matura, tanto da essere messa in un sensore full-frame da 24MP della camera top di gamma Sony pensata per la fotografia sportiva e naturalistica.
Il global shutter è la tecnologia rivoluzionaria che tutti i brand cercano di conquistare perché a livello tecnico offre moltissimi vantaggi per il fotografo, considerati un miraggio, fino ad oggi. Detta in due parole un sensore global shutter riesce ad acquisire tutti i pixel nello stesso momento, e non in sequenza come nei sensori attuali. La teoria è semplicissima, la pratica non proprio.
I vantaggi? Basta leggere le specifiche di questa α9 III: 120 fotogrammi al secondo anche in RAW con AF/AE attivo senza latenza, senza black-out e con tempi fino a 1/80.000 di secondo 🤯 Questo cambia radicalmente anche il modo di scattare con flash ad alta velocità. Le teorie della prima e seconda tendina e dell'Hi-Sync vengono completamente riscritte. Ma non è finita qui, questo risolve definitivamente il problema del rolling shutter e il jelly effect nei video.
Ci sarebbe tantissimo da dire su questa nuova macchina che apre la strada per salutare definitivamente l’otturatore meccanico. Se vuoi approfondire le specifiche tecniche qui trovi la recensione di Fotocult.it. Di una cosa sono sicuro, da qui ai prossimi anni non si parlerà d’altro, sarà una battaglia serrata fra i costruttori di sensori.
🖥️ Coerenza colore fra prodotto e foto. Serve chiarezza, servono le basi.
"...ciò che conta è cosa vede l’utente sul sito, e non tutti dispongono di montor calibrati."
Cito questa frase che ho ricevuto per mail, la prendo come scusa per parlare di questo pensiero molto diffuso. Quando parlo dell'importanza di utilizzare un monitor calibrato per i fotografi, per i ritoccatori e per chi fa un quality check all'interno dell'azienda, purtroppo (e troppo spesso) mi trovo davanti affermazioni di questo tipo.
Il corto circuito che si viene a creare è questo: che senso ha utilizzare un monitor calibrato per valutare i colori delle immagini quando il 99,9% dei miei clienti che visualizzeranno il mio prodotto online non ce l'hanno?
Mettiamo le cose in chiaro:
Si, i vostri utenti utilizzeranno display diversi e non calibrati
Si, molti visualizzeranno le immagini su smartphone, alcuni saranno di bassa qualità, alcuni avranno pellicole che alterano i colori, altri funzioni per "ingiallire" il display per una visone più confortevole la sera.
Si, molti visualizzeranno le immagini sotto delle luci intense, alla luce diretta del sole, o in ambienti con forti dominanti clorate che alterano la percezione visiva.
Le motivazioni possono essere infinite sia se vogliamo parlare di un ambiente e di un'illuminazione problematica sia se vogliamo parlare di un display di scarsa qualità.
Ma è proprio questo il punto. Già la giungla dei dispositivi è vastissima (anche se la qualità media si sta alzando sempre di più), se chi è all'inizio del processo di creazione, modifica ed esportazione delle immagini non punta ad allinearsi ad una resa di visione "sicura", come possiamo pensare che nell'utilizzo consumer dove c'è una grande quantità di display economici e meno performanti ci sia la maggior coerenza cromatica possibile?
Se fra professionisti non capiamo l'importanza di questo concetto e usiamo monitor non adeguati invocando la classica frase "tanto i nostri clienti usano questi" oltre a non avere una comunicazione allineata tra di noi (ognuno vede cose diverse in base al monitor) si generano a cascata errori di valutazione sempre più evidenti.
Sono consapevole di quanta sensibilizzazione e formazione ci sia da fare in questo ambito ma a volte mi chiedo, è così alieno questo concetto?
Il mio socio Alessandro ha pubblicato un nuovo articolo sul blog di PixelFactory intitolato Perché la coerenza colore nella tua azienda di prodotto è importante. Se la tua azienda vende prodotti o gestisci un ecommerce dove il colore dei tuoi prodotti influenza, assieme ad altri fattori, la decisione di acquisto di chi lo compra ti consiglio di leggerlo o di condividerlo a chi si trova a gestire questi aspetti.
⚔️ La battaglia dei nuovi formati immagine
HEIC, AVIF, JPEG XL, qual è il formato immagine migliore? La battaglia dei nuovi formati è iniziata da tempo e il vincitore non è scontato, sempre se ci sarà un vincitore visto che ci sono dei pro e dei contro per ogni sfidante. L’interesse attorno al JPEG XL si fa sempre più forte, bisogna capire qui che succederà nei prossimi mesi 👉 web-platform-tests
Ho ritrovato questa tabella comparativa e il relativo articolo di qualche anno fa molto interessante ed esplicativo sui vari nuovi formati 👉 cloudinary.com
📱 Girato interamente con iPhone 15 Pro Max
Apple ha girato l'ultimo evento Scary fast interamente con iPhone 15 Pro Max. Nei giorni successivi ha fatto più scalpore questa notizia e il video del dietro le quinte che i nuovi processori M3.
Ho pubblicato questa breve riflessione a riguardo su LinkedIn e Instagram:
Il livello qualitativo raggiunto da questo smartphone è impressionante.
Se non fosse stato scritto alla fine molto probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto, il girato è impeccabile come tutti gli altri eventi Apple.
Se fosse stato girato con una Venice o Alexa sicuramente la qualità sarebbe stata decisamente superiore, ma la differenza a livello di percezione per eventi e output di questa tipologia è veramente molto ridotto se non impercettibile.
Conoscere i limiti della camera e gestirli sul set è fondamentale per portare a casa un risultato di alto livello.
Nel video del dietro le quinte è possibile notare la maniacale attenzione nelle inquadrature e la ricerca dell'illuminazione perfetta in ogni scena. Puoi avere la macchina che vuoi ma se non sai gestire la luce non vai da nessuna parte. È qui che si fa la differenza!
Il video è stato girato con l'app di terze parti di Blackmagic, gratuita tra l'altro.
Ho ricevuto svariati commenti e messaggi diretti, generalmente il pensiero è “beh bravi tutti a girare video con tutta quell’attrezzatura sul set”. Dico generalmente, perché sono la maggioranza, alcuni commenti invece sono stati interessanti e costruttivi.
Apple ha sostanzialmente tolto le “solite” camere e inserito un iPhone all’intero dei loro set per fare vedere fino a dove si può arrivare. Ovvio che l’utente medio se si prende un iPhone 15 Pro e fa un video al compleanno di suo nipote non avrò una qualità di quel tipo. Mi sembra banale come concetto. Quello che mi sfugge è perché il pensiero più diffuso suona un po’ come dire “ci stanno ingannando” invece di dire guarda che set hanno tirato su per gestire l’illuminazione, i movimenti di camera ecc.
Se confrontato con macchine di alta gamma come Alexa, Red, Sony ecc. è palese che un iPhone abbia varie limitazioni ma se si hanno le competenze per gestirle, per ottimizzare il set e saper illuminare sapientemente la scena si arrivano a risultati di alto livello. Dovrebbe essere proprio questo il valore da portarsi a casa dopo aver visto un video così.
🎨 Curiosità sul colore
MISCELE DIABOLICHE
Ci sono passi dell'antico testamento in cui si proibisce a uomini e donne di razze diverse di unirsi e procreare, nonché di tessere stoffe combinando lino e lana perché di natura diversa, una vegetale e l'altra animale.
Allo stesso modo era proibito utilizzare due tinte per crearne una terza, ad esempio tingere i tessuti con una miscela gialla e blu per ricavare il verde.
Era considerato un atto impuro e un'attività diabolica!
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E quindi?
L’obiettivo di questa newsletter è trattare temi che rappresentano il futuro (ma anche il presente) dell’industria della content creation digitale.
Il giorno in cui qualcuno mi dirà di smetterla, lo farò. Promesso.
Il mio nome è Manuel Babolin e con altri due matti ho fondato PixelFactory, nel cui blog approfondisco alcune cose. Ho un progetto sulla gestione colore nei device digitali che si chiama Wide Gamut.