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Il libretto di istruzioni
In questi ultimi mesi ho notato fra i fotografi che utilizzano Canon un passaggio di massa al sistema mirrorless. Se prima la quasi totalità degli scatti Canon che arrivavano in studio proveniva dalla reflex 5D Mark IV (sembrava esistesse solo quella) ora vedo quasi tutte R5! La maggior parte di questo passaggio l’ho notato negli ultimi 6 mesi. Il tanto odiato sistema mirrorless è riuscito a convincere anche gli ultimi scettici, o meglio per certo so che alcuni sono passati “per forza di cose” visto che il sistema reflex è morto anche per Canon. In certi casi rimango allibito da quanto certe convinzioni e abitudini restino ancorate al passato e, generalmente, di quanto anche i professionisti fatichino ad abbracciare il cambiamento che come in questo caso porta più benefici che altro.
Ricordo ancora quando presi in mano la prima mirrorless di Sony, una Alpha NEX-3 e pensai “questo è il futuro, lo specchio ha fatto il suo tempo.” All’incirca credo siano passati 13 anni. Ma va bene, la tecnologia deve maturare, deve diventare affidabile, le persone si devono abituare ecc. Di sicuro fra gli utilizzatori di Canon e Nikon l’arrivo del sistema mirrorless è stato visto con molta più diffidenza rispetto a “gli smanettoni” che si buttavano già su sistemi come l’SLT (Single-lens Translucent) di Sony. Se non sai cos’è ti posso dire che all’epoca era una figata pazzesca. Lo specchio c’era ma era semitrasparente (si uno specchio semitrasparente) ed era fisso, e questo si traduceva in svariati vantaggi tecnici. Al tempo ho fatto cose pazzesche con la mia Sony A77.
È stata una tecnologia di transizione per arrivare poi alle mirrorless che conosciamo oggi, senza alcun specchio di mezzo, ma il fatto è questo: la tecnologia più o meno velocemente si è evoluta per portare vantaggi tecnologici e “liberare” il fotografo da operazioni noiose e ripetitive, o portarlo a fotografare con sicurezza anche in situazioni particolarmente difficili. Condensando questo concetto possiamo dire che ogni nuovo modello di macchina fotografica porta con sé nuove funzioni, nuovi strumenti, nuove informazioni che il fotografo può utilizzare a suo vantaggio.
Quello che faccio fatica a spiegarmi all’alba del 2023 è come tutta questa evoluzione tecnologica, tutto questo ben di dio, sia molto spesso (troppo spesso) ignorato dai professionisti. Voglio volutamente sottolineare il termine professionisti perché non parlo di persone o appassionati che scattano per diletto, ma di persone che vivono del proprio lavoro e che dovrebbero avere come primo interesse quello di conoscere in modo approfondito gli strumenti del proprio mestiere.
Allora perché nel 2023 vedo ancora sessioni di scatti con modelli sul set non perfettamente a fuoco, fotografi che perdono tempo a guardare nel mirino, spostare il fuoco, scattare, controllare l’immagine acquisita, aggiustare il fuoco e ripetere queste operazioni per svariate volte prima di arrivare al punto di messa a fuoco corretto di uno still life quando sul treppiedi c’è una Canon R5? Perché il fuoco con l’inseguimento dell’occhio sembra ancora una tecnologia aliena? Perché ci si ostina a spostare la zona del fuoco sempre e solamente a mano quando spesso si potrebbe demandare questa cosa alla macchina? Perché quando mi ritrovo su un set di still life e dico “Hai una R5, attiva il focus peaking così puoi vedere precisamente la zona a fuoco” e la risposta e sempre: “Focus che…?”.
Perché molti fotografi utilizzano le mirrorless di oggi come camere di 10 anni fa? Perché non sono più tecnici come lo erano una volta? Perché buttano via tempo e rischiano di non portare a casa un ottimo risultato quando hanno uno strumento tra le mani che potrebbe aiutarli? Perché non leggono il libretto di istruzioni delle nuove macchine? Perché ormai mi sembra di vedere sempre lo stesso pattern: ho preso una mirrorless, bella eh, ma mi ci devo abituare, però ha una bella pasta…
Che poi un giorno forse capirò cos’è questa pasta di cui tutti parlano, è la grana? Il dettaglio? L’insieme delle due? Forse dovremmo parlare di demosaicitzzazione legata ai software di sviluppo prima di tutto. Non lo so… Per me rimane ancora un mistero.
La pasta mangiamola a pranzo e iniziamo seriamente a studiare in modo approfondito gli strumenti, sono certo che ne guadagniamo tutti, in primis chi scatta ma anche chi come me si trova a sviluppare e lavorare le immagini. Non siamo qui a scattare per diletto, è lavoro. Il tempo, la precisione, un flusso di lavoro che riduca gli errori e le imperfezioni devono essere le basi non concetti che si trovano in cima alla piramide del modus operandi.
Il mondo della fotografia è favoloso, entusiasmante, ricco di nuovi stimoli e in piena evoluzione, specialmente in questi anni. Sfruttiamo questa evoluzione, sfruttiamo a nostro vantaggio la tecnologia e capiamo come ci può aiutare, assistere, ottimizzare e portare a fare scatti che prima non potevamo fare. Conoscere nel profondo gli strumenti è l’unico modo per liberare la creatività e il lato artistico di ogni fotografo. Lo dico come consiglio spassionato: fatelo, facciamolo, c’è un estremo bisogno di innalzare la qualità, oggi più che mai.
Quello che non mi aspetto da Canon
In queste ultime settimane mi sono trovato più volte sul set a imprecare con la connessione tethering di Canon R5. Ovviamente problemi di questo tipo non dovrebbero succedere specialmente per chi è sul set proprio per fare questo come nel mio caso. L’assistente digitale è lì per far stare tranquillo e al “sicuro” il fotografo e non per dire “Dimmi quando spegni la macchina per cambiare ottica perchè devo controllare se si collega nuovamente” o “provo a cambiare il cavo”.
Mio malgrado mi sono trovato in queste situazione più volte nonostante dopo la prima volta abbia testato in tutti i modi a me possibili i cavi che utilizzo per collegare la macchina al mac. Ti risparmio l’infinità di test, ragionamenti e risultati che non avevano alcun senso logico e che mi hanno destabilizzato. Vado dritto al sodo. Canon R5 ha grossi problemi di collegamento in tethering specialmente con cavi lunghi nello specifico con cavi USB-C - USB-C. La dotazione principale che abbiamo un studio è fatta da tutti cavi della Tether Tools da 4,6 metri. Cercando online ci siamo resi conto di non essere gli unici in questa situazione e dopo aver contattato il supporto di Tether Tools abbiamo avuto la conferma.
Per assurdo sono riuscito a “risolvere” il problema collegando al cavo USB-C da 4,6 metri l’estensione TetherBoost Pro USB-C Core.
Oltre al questo problema specifico del cavo e di R5 in generale con Canon mi trovo spesso ad avere problemi di connessione tethering anche con altri modelli. Problemi che si risolvono con un spegnimento e riaccensione della macchina o a volte con un riavvio di Capture One. Problemi che mi vengono confermati da molti clienti che utilizzano Canon, quindi è una cosa diffusa. Non so se questa problematica software sia da imputare a Canon o Capture One, ma visto che con altri brand di camere non ho riscontrato questo genere di problematiche, mi viene da pensare che sia più lato Canon ma mi riservo di approfondire la questione.
Ah visto che ci siamo aggiungo l’ultimo mio disappunto verso il marchio rosso. Ricordarsi di impostare su Capture One l’opzione di salvataggio in tethering + SD ogni volta che si collega la macchina o la si spegne è un incubo. Non è accettabile nel 2023. Canon, aggiungete questa opzione direttamente dalla macchina come fanno i vostri competitor, e dai su.
Quello che ieri non c’era
Apple ha presentato i nuovi MacBook Pro con processori M2 Pro e M2 Max e (FINALMENTE) i nuovi Mac Mini con processori M2 e M2 Pro.
Non mi dilungo oltre, sul sito Apple trovi tutte le specifiche del caso, posso solo dire che aspettavo da mesi questi nuovi Mac Mini, la versione con M2 Pro credo sia la soluzione definitiva per una postazione fissa da fotoritocco in accoppiata ad un monitor Eizo serie CG. Già la versione con M1 che stiamo utilizzando in studio adesso regala ottime prestazioni, con M2 credo sia qualcosa di incredibilmente performante con un prezzo decisamente contenuto.
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E quindi?
L’obiettivo di questa newsletter è trattare temi che rappresentano il futuro (ma anche il presente) dell’industria della content creation digitale.
Il giorno in cui qualcuno mi dirà di smetterla, lo farò. Promesso.
Il mio nome è Manuel Babolin e con altri due matti ho fondato PixelFactory, nel cui blog approfondisco alcune cose. Ho un progetto sulla gestione colore nei device digitali che si chiama Wide Gamut.
Interessante come sempre!
Finalmente la prima newsletter, dopo un paio di mesi, che non cita/parla di ChatGPT o Dall-e ❤️
Complimenti Manuel per i tuoi articoli sempre molto interessanti, sono concorde col dire che noi fotografi spesso ci dimentichiamo di usare i nostri strumenti in maniera adeguata, dalla mia posso dire che cerco di usare al meglio quello che la mia macchina mi offre e considerato che a breve farò un acquisto volevo chiederti un parere se posso farlo qua e se non sono troppo indiscreto. Io attualmente per cose diverse uso sia Canon che Fuji, spesso mi trovo a lavorare in thetering e di solito lo faccio con Canon che onestamente non mi ha mai deluso, la stessa cosa purtroppo non posso dirla di Fuji che con le mie XT2 non ne vuole sapere ora, sono indeciso tra una Canon R6II o una XH2/XT5 e ti dico onestamente mi piacerebbe rimanere su Fuji per tutta una questione di ottiche, colori e portabilità ma ho il timore di trovarmi a dover combattere con Conerebbero e il thetering, hai qualche consiglio da darmi, ti ringrazio e complimenti ancora per il tuo lavoro. Leonardo.